Un dono di compleanno per “Seconda navigazione”

Ricevo questa recensione di Seconda navigazione da un collega scrittore, Pasquale Cavalera, insieme ad un bellissimo regalo di compleanno, una storia che è stata ispirata proprio dal romanzo. Una storia che parla di rapporti, di difficoltà ad esprimere i sentimenti e persino a viverli realmente, qualche volta… A me è piaciuta molto e a voi?
Donatella

Bene, finalmente un romanzo meritevole di questo nome. Complimenti all’autrice, sentimenti profondi espressi con dignità e in modo semplice e lineare. Mi sono riconosciuto in ognuno dei personaggi, viene naturale interagire con loro, vivere le vicende al loro fianco, quasi mano nella mano. Mare, spiaggia, musica, comprensibili umane intimità. Un ottimo scritto che rileggerei decine di volte. Uno straordinario sottotitolo potrebbe essere “Legami”. Legami con il mare. Legami con il tempo. Legami con i ricordi. Legami tra persone all’apparenza sconosciute e con un multiforme passato alle spalle. Sono proprio questi intrecci relazionali ad aver maggiormente colpito la mia attenzione e da cui ho tratto la piacevole ispirazione nello scrivere una delle mie storie dal titolo “Giusto in tempo”, dove a farla da padrone è appunto un improbabile legame.

“Giusto in tempo”, il mio personale dono per festeggiare il primo anno di vita di “Seconda Navigazione”.

Pasquale Cavalera, scrittore, fondatore di www.storiedilibri.com

 

Giusto in tempo
una storia di Pasquale Cavalera

 

Credevo che il corso prematrimoniale non servisse a nulla, che fosse solo un’altra fantasiosa invenzione clericale, con il solo obiettivo di far perdere inutilmente tempo prezioso a noi miseri credenti. Invece mi son dovuto ricredere. Anche se è stato soltanto uno l’argomento che mi ha colpito nel profondo, questo è bastato ad incoraggiarmi a rivedere la mia intera storia d’amore con Claudia.

Ed ora sono realmente sereno, mica per scherzo.

È accaduto tutto sette giorni fa, esattamente la scorsa domenica. Era il penultimo incontro del nostro corso prematrimoniale e l’argomento da sviscerare suonava pressoché così: “Per quale nobile motivo avete deciso di convolare a giuste nozze? A cosa vi fa pensare il termine matrimonio?”. Eravamo dieci coppie, in totale venti persone, ad esclusione del solo sacerdote. Ad ognuno di noi era stato affidato il compito di sviluppare il tema del giorno, individualmente. Al termine dell’incontro, in forma privata così come da regolamento, ogni promessa sposa avrebbe letto al futuro marito il proprio intimo pensiero sul matrimonio. E viceversa.

Difatti alle ore diciotto, puntuali, siamo usciti tutti assieme in giardino, suddividendoci silenziosamente in coppie. Claudia, una volta seduta comoda sull’ultimo dei tre gradini della piccola fontana, con una calda emozione stampata in volto, ha cominciato con inspiegabile serenità a dar voce alla sua lettera.

«Alex, amore mio, perché ti voglio sposare? Perché ti amo e sei tutta la mia vita, lo giuro! Nella mia mente immagino con fervore le volte in cui nella nostra calda casetta resteremo uniti per ore in un unico grande abbraccio, dinanzi ad un fuoco che si nutrirà esclusivamente della nostra passione. Incontreremo centinaia di difficoltà nel corso della nostra vita di coppia e difficilmente riusciremo a superarle con le nostre sole forze. Ecco perché ti voglio sposare! Per donare il nostro amore a Dio, per avvertire ossessivamente la sua presenza nel momento del bisogno. Vorrei tanto che il nostro “Si” venisse interpretato come “Mio Signore, io ed Alex non saremmo certamente in grado di affrontare una vita insieme se privati della tua benedizione, della tua presenza. Non abbandonarci mai, donaci aiuto, sostegno, illumina i nostri passi e guidali sulla strada della lealtà e della condivisione. E qualora decidessi con il tuo amore infinito di offrirci un figlio, noi lo accoglieremmo come un dono divino, consacrandolo a te e alla Beata Vergine Maria”. E questo amore mio è il motivo per cui voglio sposarti. Tu e Dio rappresentate tutta la mia vita e non posso rinunciare a nessuno di voi due. Vi amo. Ti amo!».

Toccava a me, era il mio turno…

Ho guardato Claudia dritta negli occhi, ho cominciato a piangere come un bambino e stringendo il suo viso tra le mie mani, le ho sussurrato «Grazie amore mio, grazie, sono le parole più incantevoli che abbia mai ascoltato nella mia vita». Un istante dopo però sono svenuto.

Svenuto per la tanta, troppa gioia? No, ho finto di avvertire fitte allo stomaco e mi sono gettato per terra. In quel momento ho pensato fosse la maniera migliore per riuscire a scappare incolume da quella gabbia, fuggendo via senza dare alcuna spiegazione. Sono stato immediatamente trasportato al pronto soccorso in ambulanza e subito dimesso dopo una flebo, con il consiglio del primario «Mi raccomando signor Alessandro, sette giorni di assoluto riposo, eviti inutili stress, non faccia scherzi altrimenti la sua salute ne risentirà. E lo sa bene che di vita ne abbiamo una sola».

Lo avevo appena capito. Una sola. Abbiamo una sola vita. Ed io come uno stupido la stavo per soffocare, sopprimendola per sempre!

Con la giornata di oggi si conclude la settimana di riposo prescritta dal medico. Non sento Claudia dalla scorsa domenica, è stata lei a decidere per entrambi “Assoluto riposo ha specificato il dottore” ed io non ho potuto fare altro che acconsentire. Lei oggi è in parrocchia per l’ultimo incontro del corso. Don Agostino mi ha rassicurato che avrebbe registrato l’intero dibattito, dal tema “Resteremo uniti anche dopo la morte?”.

La lettera scritta da Claudia sette giorni fa mi ha paralizzato il cervello, sono felicissimo di aver simulato lo svenimento. Lo rifarei ancora. Non ero preparato ad ascoltare la sua visione di matrimonio così cristiana e colma di spiritualità. Non vorrei sbagliarmi, ma quella è stata la prima volta che qualcuno seriamente ha chiesto ad entrambi il perché di un passo così importante. Dovevo scappare e così ho fatto, nel modo più pulito e meno doloroso per tutti.Ma in questo preciso momento, per onestà intellettuale e per il bene che le voglio, sono in procinto di inviarle una mail, che leggerà sicuramente una volta rientrata dall’incontro. Rivedrò quello che ho scritto per l’ultima volta, il mio pensiero deve essere chiaro ed esplicito fin da subito, non ho assolutamente voglia di dar vita a malintesi e futili equivoci.

“Cara Claudia, oggi fortunatamente è l’ultimo giorno di convalescenza, poi da domani ritornerò alla vita di sempre, almeno è quello che mi auguro. Non smetterò mai di ringraziarti per quello che hai scritto domenica, parole che toccherebbero qualsiasi anima, anche la più feroce. Mi addolora da morire non aver avuto la possibilità di leggere il mio pensiero, ma è stato meglio così. Non avrebbe avuto alcun senso dopo il tuo, credimi. Per me il termine matrimonio è stato da sempre sinonimo di accomodamento, uno stato di tranquilla routine da tramandare da padre in figlio. Mi hanno insegnato fin da piccolo che ad una certa età tutti devono sposarsi ed io di anni ne ho quasi quaranta. Troppi per continuare a restare single. Accomuno la parola matrimonio a timore. Timore di invecchiare in solitudine, timore di non avere più un’occasione per mettere al mondo una bimba da poter crescere, timore di non trovare un piatto caldo al ritorno dal lavoro nelle fredde serate invernali, timore di addormentarmi ubriaco sul divano, solo, senza qualcuno che trascinandomi in un rassicurante letto condiviso mi sussurri teneramente in un orecchio “Buonanotte ubriacone”.

Scrivo perché non ho il coraggio di guardarti negli occhi. Sono consapevole di non averti mai fatto del male, anche perché mi sono sempre comportato in maniera impeccabile nei tuoi confronti. Ma dopo le tue parole ho realizzato che, diversamente da quanto io pensassi, non conosco proprio nulla del matrimonio, di quell’amore che tiene salda una coppia e di quello che Dio si aspetta da noi. Non merito il tuo amore, ma soprattutto in questo momento non riuscirei a ricambiarlo con la tua medesima enfasi. Hai sconvolto la mia parte più razionale al momento giusto e te ne sarò grato per tutta la vita.

Per mezzo della tua lettera ho compreso quello che voglio realmente!

In questi anni non ti ho mai amata, forse non ho mai amato nessuna donna. Desideravo soltanto vivere un’esistenza tranquilla, priva il più possibile di fastidiose rotture di palle. Ma ora non ho più nessuna voglia di sposarmi per routine, solo perché ho quaranta fottutissimi anni. Il giorno in cui sceglierò in piena autonomia di imboccare la strada santa del matrimonio, in un futuro molto lontano, lo farò certamente con l’obiettivo di abbracciare i valori che mi hai trasmesso e che ho meticolosamente elaborato in questa settimana. Valori che condivido in pieno ora che ho gli occhi ben spalancati sul mondo. Valori che sento pulsare energici, oramai concretamente presenti nel mio cuore. Valori intrisi di valore. Tutto questo però ha un amaro rovescio della medaglia, assai doloroso, ma condividerai, altrettanto inevitabile. Nelle sembianze di una mia ipotetica donna non potrai mai più esserci tu. Perché, come ho già scritto, non provo nessuna forma di amore nei tuoi confronti. Mi spiace. Veramente. Credimi. Ti ringrazio ancora una volta per il prezioso insegnamento che sei riuscita a trasmettermi. Hai dimostrato di essere una saggia maestra di vita. Con ammirazione ed eterno rispetto, Alex”.

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