Riflessi di Oceano – Capitolo 7
Capitolo 7
Shareef ha levato l’ancora molto presto questa mattina; ci aspetta la traversata oceanica da Felidu a Male sud. La settimana volge al termine. Il mare è un lago argentato, e in lontananza si intravedono le silhouette delle isole lontane. Uno strano “stormo” di pesci volanti si alza in volo davanti alla prua. Questi pesci, che assomigliano a sardine, hanno sviluppato pinne pettorali simili ad ali che consentono loro di saltare fuori dall’acqua e planare anche per qualche centinaio di metri, in apnea, perché in aria non respirano. Lo fanno per sfuggire ai predatori che li inseguono; la Wattaru non insegue loro e non intende catturarli, ma poiché non si sa mai, loro volano…
Ci fermiamo davanti a un lungo finholu, una lingua di sabbia che sembra un sottile spicchio di luna, ma la sua forma cambia con le stagioni e con le correnti che spostano la sabbia. Ancorata accanto a noi c’è la Moonimaa. Leuro, il padre di Stefano, che ha seguito con attenzione le nostre manovre di ancoraggio, ci saluta e poi sale sul gommoncino per raggiungerci. La sua maglietta gialla, gli occhi grigi strizzati dal sole e il sorriso intrigante sotto i baffi da pirata lo rendono un personaggio inconfondibile in questi mari. Leuro ha insegnato a Stefano ad andare sott’acqua quando era bambino e, quando quest’ultimo ha deciso di partire per le Maldive, lo ha seguito. Sono uno stimolo l’uno per l’altro, un consigliere, una spalla su cui poggiarsi o lamentarsi. E hanno tutti i conflitti padre-figlio normati dalla psicologia. In sostanza, si adorano.
La Wattaru e la Moonima saranno le prime barche della Macana Maldives che fonderemo Leuro, Stefano e io. Ma ci vorrà ancora del tempo perché accada. Di fatto, se si considera l’atto di una società quello di condividere i problemi e i successi, sostenersi nelle decisioni e nelle difficoltà, crescere e migliorare insieme, già lo siamo senza che nessuna firma sia mai stata apposta.
“Come stai, bellissima ragazza? Come vanno le cose? Mio figlio si comporta bene?”
Mi abbraccia e mi schiocca due baci sulla fronte.
“Sto bene. Tu come stai? Come va sulla Moonimaa?”
“Benissimo! Come sempre, mi diverto molto.”
“Stefano dov’è?”
“Dentro il motore con Shareef.”
“Quel ragazzo adora ungersi di grasso…”
Sorrido e penso che ha proprio ragione.
“Vi immergete nella pass di Guraidhoo?”
“Sì, andiamo tra poco.”
Stefano emerge e parlano dell’immersione e della poca corrente che abbiamo incontrato durante la settimana.
“Torno sulla Moonima, mi aspettano per l’immersione. Magari ci vediamo sott’acqua.”
Scherzo sulla sua muta total yellow fatta su misura, che sostituirà alla maglietta gialla, e che lo rende un pesce coloratissimo e inconfondibile.
“Perché, non è bellissima? E poi, senti chi parla, tu ne hai una gialla e fuxia.”
Ride ancora e mi abbraccia di nuovo.
“Ehi, se qualcuno allunga le mani o scherza troppo con la mia nuorina, dimmelo che ci penso io!”
Leuro è così, un animale giocoso che pensa che tutto il mondo abbia i suoi stessi pensieri!
Quando la corrente di marea eguaglia quella oceanica in senso opposto, il mare sembra fermarsi. È come se, in quel preciso istante, le forze contrastanti dell’acqua raggiungessero un equilibrio perfetto, sospendendo ogni movimento, ogni tensione. È un raro istante in cui ogni cosa, dalle creature marine al vento che soffia appena sulla superficie, sembra partecipare a questa pausa collettiva. Immergersi in quei momenti non è quello che cerchiamo, di solito, affascinati come siamo dalla magia del ciclo della vita in cui le correnti marine svolgono un ruolo essenziale. Ma capita, a volte capita di essere in acqua proprio quando tutto tace. La corrente sembra sparita, i piccoli pesci distribuiti su un’area ampia, i grandi predatori nel blu profondo o dove non riusciamo a scorgerli. Oggi è così.
Io e Stefano verifichiamo la corrente buttandoci in acqua con pinne e maschera. Riusciamo a individuare intensità e direzione guardando il movimento dei pesci che si orientano sempre rivolti alla corrente. Se lo fanno solo quelli più piccoli, la corrente sarà debole; se lo fanno quelli di dimensioni medie e piccole, sarà media; se lo fanno tutti, sarà forte. Non siamo in grado di misurarla con precisione, ma per le immersioni subacquee non è indispensabile. Quel giorno i pesci sono pochi e ognuno va dove gli pare.
“La pass sarà deserta!”
“Vabbè, proviamo lo stesso, è l’ultimo giorno di crociera, dobbiamo per forza immergerci ora per rispettare la prescrizione di attendere ventiquattro ore dopo l’immersione prima di volare.”
Lo spieghiamo ai subacquei.
“Siamo nel momento di stasi di corrente, probabilmente tra un’ora le condizioni saranno diverse oppure potrebbero già cambiare quando siamo sott’acqua, ma ora va così…”
“Va bene, ce la godremo in tranquillità.”
“Tanto abbiamo già fatto incontri straordinari, come le mante ieri, per esempio.”
“Andiamo?”
“Andiamo.”
Ci buttiamo in oceano davanti all’angolo della pass e scendiamo senza fretta. Nel mio gruppo c’è una giovane subacquea con poca esperienza e altri tre subacquei esperti. Uno è un fotografo sub con una grande macchina e due fari sempre accesi. Rivolgo loro la tipica domanda “tutto okay?”, unendo pollice e indice, e loro rispondono allo stesso modo. Nuotiamo nel silenzioso blu, avvolti da una grande calma. Un invito a entrare in comunicazione profonda col mare e con se stessi.
Ci troviamo a circa trenta metri di profondità. L’acqua è carica di organismi planctonici visibili a occhio nudo, sembrano quasi nuotare, ma quando provi a toccarli col dito, si fermano. In realtà, non sono in grado di opporre il nuoto alle correnti, per questo si definiscono plancton, parola greca che significa “errante”, ma possono comunque fare degli spostamenti importanti verso la superficie o verso il fondo. Sono incredibili creature dalle forme piatte per galleggiare a mezz’acqua e prolungamenti, spine o peli per dare una direzione. A un microscopio compaiono in tutta la loro incredibile varietà. La visibilità non è altissima a causa di queste creature che riflettono e scompongono la luce.
Stiamo pinneggiando da una ventina di minuti quando davanti a me vedo una grande ombra che ci viene incontro. Mi giro verso il mio gruppo, ma loro sembrano tranquilli e concentrati a godersi quella pace.
L’ombra grande e scura si avvicina sempre di più senza cambiare direzione.
Sembra un sommergibile. Se è un sommergibile ci travolge tutti, penso. Ho una frazione di secondo per decidere cosa devo fare, la responsabilità della sicurezza del gruppo è mia.
Con la coda dell’occhio vedo che anche il gruppo di Stefano sta arrivando e l’ombra si fa sempre più vicina.
Poi, finalmente, intravedo le macchie bianche sulla pelle. Ora individuo chiaramente anche la grande bocca.
“Squalo balena!” urlo attraverso l’erogatore, e inizio a nuotare verso l’ombra. Stefano ha visto lo stesso, e ci muoviamo all’unisono.
È enorme, forse quindici metri. Prosegue per la sua strada senza esitare e senza preoccuparsi minimamente della nostra presenza.
Siamo intorno a lui, gli nuotiamo accanto, proviamo a misurarlo aprendo le braccia. Il fotografo scatta freneticamente, cercando di catturare ogni dettaglio di questo gigante che si nutre solamente di plancton. Prendo per mano la giovane subacquea, temendo che rimanga indietro. L’adrenalina, la profondità e la gioia dell’incontro ci fanno girare la testa, come se avessimo brindato con un bicchiere di vino a questa creatura.
Uno dei miei subacquei più esperti continua a nuotare a fianco allo squalo balena, che se ne torna verso l’oceano, salutandoci a grandi bracciate mentre se ne va con lui.
Anche noi, presi dalla stessa euforia, salutiamo entrambi a nostra volta sventolando le braccia.
Il balena si allontana verso il blu. Il subacqueo si allontana con lui.
Improvvisamente realizzo: ma dove c…o sta andando?
Sempre con la ragazza per mano, inizio a pinneggiare velocemente per richiamarlo indietro. Faccio rumore con il mio shaker per attirare la sua attenzione. Anche Stefano fa la stessa cosa e chiama ancora più forte. Finalmente si “desta”, si ferma, guarda il computer, allarga le braccia e chiede scusa: era il suo primo squalo balena.
Anche il mio, penso. Lo capisco benissimo, la gioia era la stessa. Che incontro straordinario, che grandi doni fa il mare quando meno te li aspetti!
Ma è tempo di risalire. Il nostro elemento, l’aria, ci chiama.
A sera festeggiamo l’evento, senza alcool, perché in barca alle Maldive non ci era permesso averlo, a quei tempi. C’era giusto qualche birra analcolica, che faceva abbastanza schifo e non era certo invitante. Ma la festa è intensa e felice lo stesso. Ridiamo, scherziamo, ripassiamo ogni singolo istante, ogni emozione provata durante il magico incontro. Persino gli ospiti della Moonimaa si aggiungono a noi e sono felici anche se lo squalo balena non l’hanno visto. Gli incontri sono strani casi di magia, di congiunture astrali che si allineano e che ti fanno essere nel punto giusto nel momento giusto. Oggi è toccato a noi, domani il mare sceglierà qualcun altro a cui insegnare la sua bellezza rendendolo ambasciatore del mondo liquido nel mondo dell’aria.
Prima di andare a letto, mi prendo un momento per me stessa e guardo il mare piatto, il cielo pieno di stelle. In questo silenzio, sento una profonda gratitudine emergere dal cuore. Ringrazio per questo immenso dono che è la vita, per le esperienze uniche che sto vivendo e per le persone con cui le condivido.
Qui, ora, in questo momento perfetto, so che è il posto giusto dove essere.
Epilogo della storia: la giovane subacquea con poca esperienza anni dopo è diventata istruttrice subacquea e ha cominciato a fare lo stesso lavoro che facevo io. Con gli altri si è instaurata un’amicizia che dura tutt’oggi.
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Ero rimasta indietro e stasera ho recuperato, ma con lentezza perché le tue parole, le immagini che creano e le emozioni che balzano fuori dallo schermo, vanno assorbite piano, come acqua che si asciuga sulla pelle. Il racconto si fa sempre più bello, sempre più vero, autentico come te. E ora resto in pacifica attesa…
È molto speciale il legame che sanno creare le storie, ci ho sempre creduto al potere delle parole.
Un abbraccio grande, Denise, e grazie.
Resti senza fiato e respiro anche se l’aria c’è ❣️grazie dello squalo balena e di questo 7 capitolo
Grazie a te, Fulvia. Mi sembra quasi di navigare ancora insieme come tanti anni fa.
Grazie per la fiducia e per l’affetto.
Un abbraccio
Cara Donotella ho letto con piacere i tuoi racconti che mi fanno ritornano alle le Maldive che ho scoperto nel gennaio 94.
Trovo molto interessate il confrontare tra tue esperienze da “addetta ai lavori” e le mie che sono sempre stato un ospite provando tutte le varie barche edequipaggi compresi.
Caro Bruno, è tutta una questione di prospettiva; è l’osservatore che definisce e richiude l’immagine che vuole ritrarre, come m’insegni.
Mi fa un’enorme piacere che tu abbia deciso di leggermi e di rifare questo viaggio con me…
Grazie di cuore, un abbraccio.
Siamo tutti lì con te, e le tue splendide emozioni!!
Grazie, ancora mille volte grazie!
L’immagine che descrivi di Leuro è fedele al ricordo che ho di lui.
Una persona eccezionale,libera,anticonformista un boemienne (si scrive così?)capace di voler bene alle persone come solo lui riusciva a fare….ne ho un bel ricordo..
Era una persona molto speciale, sapeva godere del bello della vita e sapeva coinvolgere gli altri con la sua gioia. Scrivere di lui, così come per il resto di questa storia, mi serve anche per salvare il suo ricordo dall’oblio che il tempo sparge su ogni cosa.
Grazie di aver letto e del tuo commento.
Un abbraccio
Non ho ancora letto tutti i capitoli ma rivedo in questo l’incontro con il balena nel 2019 ! Fantastico in immersione che emozione e ho potuto filmarlo ma era troppo grande gli ero davanti quindi filmato intero mentre si allontanava !
Sembrava fermo ma andava veloce distanziandoci in un attimo !
Diario di bordo molto attendibile!
Grazie
Sì tratta di emozioni che si stampano nella memoria per sempre e che nessuno può portarci via.
Grazie di averlo letto e grazie del tuo commento.
Un abbraccio
Accipicchia Donatella! Oltre i tuoi bei racconti che fanno riemerge (senza necessità di tappe di sicurezza) le medesime sensazioni vissute sulle vostre barche (anche se da turista).
Mi “sbocchi” dei ricordi quasi perduti.
LEURO (con il maiuscolo il correttore non storpia il suo originalissimo nome).
Eravamo in barca con te e Stefano e ci venne a trovare anche lui.
Io (che a quei tempi facevo già immersioni profonde nel Mediterraneo) usavo (come LEURO vedo foto) l’erogatore Poseidon Jetstream, eccezionale ma che non poteva essere risciacquato come gli altri nel secchio di acqua dolce del DONI.
Fu lui a spiegaremi due metodi infallibili
. Il primo, fregatene non lo sciacquare ci penserai alla fine e del viaggio
. Il secondo lascialo collegato -in pressione- alle bombole e sciacqua solo il secondo stadio nel secchio.
Ancora un volta, grazie Donatella e complimenti.
Il quel “fregatene” c’era tutta la personalità di Leuro… ahahahah
Grazie Mauro, è stato bello navigare insieme a te allora e lo è ora.
Ti abbraccio
Donatella cara, al di là di questo dono straordinario della scrittura che possiedi e che ci immerge in una realtà che deve essere magica e che ho vissuto in questi capitoli come fosse stata vera anche per me, voglio ringraziarti per la tua generosità!!! Hai dato a tutti la possibilità di leggerti senza nessun fine commerciale!!! Sei una grande!!! Grazie!!!
Mi cara, a volte sono le storie stesse a scegliere il loro percorso per diffondersi nel mondo… questa storia composta di tante microstorie necessitava di trovare una sua strada, io ho solo ascoltato.
Ti ringrazio moltissimo per essere qui e condividere questa avventura.
Un abbraccio grande.
Cara Donatella, è troppo bello leggerti e rivivere attraverso le tue parole sensazioni profonde. Grazie di questa bella condivisione, un pensiero speciale a Leuro
Cara Katja, che bello ritrovarti “qui”.
Questi racconti sono anche un modo per non perdere i ricordi e le persone con cui li ho costruiti.
Un abbraccio forte.