Le mie Maldive

Riflessi di Oceano – Capitolo 1

Capitolo 1

Estate 1994, davanti a una fotocopiatrice. Non riesco a immaginare un luogo e un modo meno romantico per un incontro che avrebbe totalmente cambiato la mia vita. Eppure, quel ragazzo che gestiva il centro subacqueo del villaggio in cui lavoravo come receptionist d’estate per pagarmi gli studi universitari, mi colpì immediatamente. C’era in lui un entusiasmo contagioso e una passione per la subacquea che lo rendevano diverso da chiunque altro. Parlava incessantemente di immersioni, come se non esistesse altro al mondo, ma ciò che veramente lo distingueva era il fatto che aveva un sogno.

Accarezzare i sogni, anche quelli degli altri, ha un fascino indescrivibile. Le persone che inseguono un sogno fanno di tutto per realizzarlo, vivono per esso, esistono unicamente perché quel sogno diventi realtà. E se decidono di condividerlo, di includerti in esso, ti senti investita da un grande onore e una grande responsabilità.
Abbiamo cominciato a frequentarci. Non pensavo che la nostra storia sarebbe durata, eravamo così diversi. Poi, a fine estate, mi chiese di condividere il suo sogno.  
“Vieni alle Maldive con me… lascia tutto e vieni in barca.”  
“A fare cosa?”  
“La guida subacquea, dirigere la barca… e scoprire uno dei mari più straordinari e avventurosi del pianeta.”  

Pensai ai prossimi esami, alla laurea in ingegneria. Era una follia, non ero tagliata per quel tipo di vita. Ma sfido chiunque a rifiutare un invito del genere trent’anni fa, quando le Maldive erano solo un puntino sconosciuto su una carta geografica, riservate a viaggiatori privilegiati.

Quando l’aereo si abbassa sulle Maldive, l’alba si stende sull’arcipelago come un lenzuolo di luce. Il sogno si materializza con i primi raggi di sole. Gli atolli di corallo brillano come diamanti grezzi, incastonati nel blu profondo. Qualche increspatura dove il mare incontra la barriera corallina, per il resto calma piatta. Grandi distanze separano le isole, bordate da un velo bianco, simile al tutù di una ballerina. La vita umana si intuisce appena da quassù, la natura è ancora sovrana.
La pista d’atterraggio emerge dal mare, solitaria. Due hostess passano nei corridoi spruzzando uno spray germicida secondo le direttive del governo. Abbiamo compilato una carta d’imbarco, indicando chi siamo e cosa andiamo a fare, siamo stati sterilizzati e ora, finalmente, atterriamo. All’apertura dei carrelli, una voce dall’altoparlante dice: “Inshallah, we shall soon be landing.” Mi chiedo cosa si debba rispondere: amen, forse?
Il pilota tocca terra dolcemente. Sulla scala, una barriera di aria calda, odorosa di mare e spezie, invade le narici e il torace. È l’odore tipico dell’arcipelago, lo si sente subito, appena si arriva. L’aeroporto di Malé, pronunciato Male senza accento, è una struttura semplice con pale al soffitto e file infinite al controllo passaporti. I militari sono tutti uomini, ma ogni tanto sorridono. La fila per chi ha un permesso di lavoro è diversa. Ti prendono le impronte digitali con l’inchiostro e ti fanno domande sullo stato di salute.
“Speriamo che non facciano i soliti casini.”  
“Cosa intendi?”  
“Fanno spesso errori con i permessi di lavoro e quando qualcosa non torna ti rimettono sullo stesso volo con cui sei arrivato e arrivederci. Oppure entri come turista ed entro un mese devi uscire dal Paese per poi rientrare con il permesso di lavoro in regola. Di solito in quei casi si va a Colombo per una giornata e poi si torna indietro.”  
“Caspita, se mi rispedissero indietro il primo giorno inizierei proprio male.”  
“Comunque un vantaggio c’è, ti potresti fare qualche giorno a Sri Lanka, che è a un’ora di volo ed è un altro Paese incantato in quest’area del pianeta.”  
“Insomma… tanto contenta non sarei.”  

Il primo incontro con la barca ormeggiata in quello che allora si chiamava haa harbaru, ovvero porto nuovo, che sarebbe stata casa mia per sei mesi, è a dir poco traumatizzante: la Wattaru è un guscio di noce sventrato. La barca di legno, costruita come un grande dhoani di diciannove metri, si presenta alla sua nuova inquilina con il ponte completamente aperto e il motore asportato per riparazioni. Ogni cosa è sottosopra. Vociare di uomini in una lingua sconosciuta. Slalom tra oggetti abbandonati che dovrebbero essere parti importanti della meccanica di un’imbarcazione.  
“Kiné, kiné? …barabaru.”  
Le prime parole che ho imparato quel giorno: come stai? Sto bene.

Non ho registrato né le facce né i nomi delle persone. Mi sentivo come se avessi la mente annebbiata dalla febbre, incapace di capire bene cosa stava succedendo. Forse avevo fatto una scelta folle a lasciare le mie sicurezze: l’università, i libri, gli amici, persino i miei vestiti e tutto il mondo conosciuto per qualcosa di completamente ignoto. Ma poi, perché l’avevo fatto? Quale assurda tara mi spingeva sempre a cercare altro, a non essere mai soddisfatta di ciò che c’è, a volere sempre nuovi orizzonti?

Lavoravano su quel motore soprattutto di notte, di giorno dormivano. Io continuavo ad aggirarmi per quella strana imbarcazione come un fantasma e a chiedermi cosa ci facessi lì. Capivo poco, la loro lingua incomprensibile per me e il mio inglese incomprensibile a loro: un muro di incomunicabilità. Le aspettative che mi ero fatta erano così diverse.  

“Andiamo a fare un bagno, così ti passa la tristezza.”  
“Ma dove?”  
“Qui fuori dal porto.”  
“Ma come fuori dal porto, sei sicuro?”  
“Certo che sono sicuro, vedrai…”  

Il porto non bisogna immaginarselo come qualcosa che assomiglia ai nostri porti italiani. Era un porticciolo molto semplice e poco profondo, le barche erano poche e ormeggiate in banchina, tipicamente con un solo motore quindi per fare le manovre venivano tirate dai marinai con corde apposite o spingendosi e sfiorandosi con altre barche.

Comunque mi sono tuffata con la mia maschera e le mie pinne Mares rosa e ho nuotato verso l’imboccatura del porto con Stefano accanto, passando tra le barche. Sono bastati alcuni minuti e ho capito cosa sono le Maldive: qualcosa di difficile da riassumere in poche parole; un tesoro sommerso; l’incredibile diversificazione di esseri viventi che la natura è stata in grado di generare nel mare era già tutta lì, o almeno pensavo che lo fosse. In quell’esatto istante, nuotando accanto al mio primo pesce angelo, ho capito perché ero là.

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31 pensieri riguardo “Riflessi di Oceano – Capitolo 1

  • Cristina Mori

    Non vedo l’ora di leggere la tua storia

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    • Donatella Moica

      Grazie di cuore, Cristina. Un abbraccio e spero di ritrovarti ancora qui per i prossimi capitoli.

      Rispondi
  • Daniela Romano

    Cara Donatella essendoci stata in vacanza alle Maldive con voi riesco proprio a imaginare tutto . Un bellissimo inizio . Non vedo l’ora di leggere il seguito ❤️

    Rispondi
    • Donatella Moica

      Cara Daniela, grazie del bel commento e anche di essere stata in barca con noi… spero tu riesca a ritrovare tra le righe anche le tue Maldive. Perchè questo hanno di bello, le Maldive di quegli anni, di appartenere a tutti coloro che le hanno vissute.
      Ti aspetto per i prossimi capitoli.

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  • Donatella…che emozione. va’ avanti e racconta. Ti leggo con gli occhi spalancati.

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    • Donatella Moica

      Che bello, Denise, sentire la tua emozione filtrare dalle parole del tuo commento…
      Un abbraccio grande e ti aspetto per i prossimi capitoli.

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    • Donatella Moica

      Grazie di cuore, Maurizio.

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  • Maria D’Amico

    Attendo con piacere il seguito ☺️

    Rispondi
    • Donatella Moica

      Grazie!
      Per ora pubblicherò qui, poi spero che la storia, e le storie che contiene dentro, possano prendere la forma di un libro e volare via libere.

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  • Mi è sempre piaciuto ascoltare la tua storia e sono certa che leggerla sarà un’esperienza completamente nuova, perché le tue parole riescono ad incantare. Ricordo ancora la prima volta che mi hai parlato di quel fantastico mondo che successivamente ho visto grazie a te… una grandissima emozione ma anche tanto timore!! Ma con te al mio fianco hai reso l’esperienza serena e meravigliosa. Ecco perché adesso non vedo l’ora di immergermi in questa lettura e viverne le emozioni.

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    • Donatella Moica

      Grazie per questo bellissimo commento!
      Quella (lunga)parte della mia vita ha generato talmente tante emozioni che fatico ancora a mettere in ordine per quanto erano intense e, talvolta, contrastanti. Ho pensato di scriverne per dare un ordine al caos dei ricordi e per lasciare una traccia di un luogo e di un particolare periodo storico che ha influenzato la vita di molte persone.

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  • Gino Gavioli

    Ciao Donatella, non puoi ricordare il nostro unico incontro anni fa all’Eudi e nemmeno ci siamo mai visti alle Maldive nonostante le mie 13 crociere con Macanà. Ma leggerti è rivivere le emozioni che questi luoghi (e solo questi) sanno darti, sia sopra che sotto il mare… Vai avanti con questa bellissima cosa che hai iniziato. Sarà un piacere condividerla! ❤️

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    • Donatella Moica

      Caro Gino, c’è un filo che unisce le persone che hanno viaggiato insieme sul mare, soprattutto se si tratta di quel mare… e dopo 13 crociere magari ci capiterà di farne una insieme. Grazie di cuore per il tuo commento, continuerò a scriverne e ti aspetto qui per i prossimi capitoli. Un abbraccio e a presto.

      Rispondi
  • Stefano Staurini

    Cara Donatella, ho avuto il piacere di conoscerti credo fosse gennaio 95, durante la mia prima crociera subaquea a bordo del Watamu con te, Stefano e Leuro e il gruppo di ragazzi di Issimo sport di Padova. Esperienza meravigliosa e nonostante il passare del tempo tenda ad assopire i ricordi rimangono vivi nel mio cuore momenti di grandi emozioni. Non vedo l’ora di leggere il resto dei capitoli della tua storia. Un abbraccio. Stefano.

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    • Donatella Moica

      Caro Stefano, mi accorgo sempre di più che una storia quando viene scritta assume significati che l’autore non conosce a fondo quando sta scrivendo perché è spinto dalle sue intime motivazioni. Riflessi di Oceano, sta assumendo anche il senso di farmi ritrovare persone speciali che hanno fatto un tratto di mare con me, con noi, con la Macana e hanno condiviso quei giorni lontani ma molto vicini nella memoria. Ti ringrazio per avermi scritto. Un abbraccio e ti aspetto qui per i prossimi capitoli.

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  • Ogni vita nella sua unicità è meravigliosa, saperla condividere usando immagini , parole ed emozioni é però un arte che a te riesce magistralmente. Grazie per questo regalo

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    • Donatella Moica

      Grazie a te, con tutto il cuore, di queste belle parole.

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  • Oramai mi sono appassionata! Non puoi farmi aspettare tanto il resto……..
    Attendo con ansia….

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    • Donatella Moica

      Tra qualche giorno pubblicherò il secondo .
      A presto e grazie di cuore

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  • Ho rivissuto le mie Maldive, mai da turista ma da amica di quei luoghi straordinari. Le immersioni, il silenzio rotto solo dalle bolle d’aria che emettiamo, nuotare accanto a creature straordinarie e respirare l’unicità di una realtà come questa riconcilia con noi stessi. Grazie del tuo racconto, ti seguo.

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    • Donatella Moica

      Cara Antonella, non potevi essere più incisiva raccontando del silenzio del mare. Condividiamo l’amore per il mare e per la scrittura, sono felice che il mio racconto riesca a suscitare emozioni e ricordi.
      Ti aspetto qui per il seguito e grazie ancora. Un abbraccio.

      Rispondi
  • Antonella Freschi

    Ciao Donatella
    Il tuo racconto sembra di viverlo.
    Sarà perché conosco i personaggi ?
    È un mio sogno visitare questi paesaggi chissà che nel leggere il tuo libro non riesca ad esaudirlo.

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    • Donatella Moica

      Cara Antonella, spero davvero che tu riesca ad immergerti con me nelle Maldive che abbiamo vissuto.
      Grazie di avermi letto e un abbraccio.

      Rispondi
  • La tua scrittura, semplice, fluida e intensa mi ha colpita e ora vorrei leggere il seguito per viaggiare con te! Brava Donatella.

    Rispondi
    • Donatella Moica

      Cara Angy, leggere queste parole da un’addetta ai lavori mi fa sentire molto grata.
      Grazie di cuore e spero che continuerai a seguire questo racconto.
      A presto e un abbraccio.

      Rispondi
  • Ciao…. Il fatto di essere stato lì, ormai quasi una decina di volte, sempre preso letteralmente per mano da voi Macana, mi rende il leggerti, anche se non ti conosco di persona, di nuovo lì, per l’ennesima volta e sempre come se fosse la prima…
    Vai avanti alla grande, che aspettiamo tutti a sogni aperti…

    Rispondi
    • Donatella Moica

      Caro Luciano, mi fa un immenso piacere leggere il tuo commento. Questo viaggio che sto iniziando a raccontare ci ha fatto incontrare tante persone speciali a cui saremo legati per sempre.
      Ti aspetto qui per il seguito. Ancora grazie e un abbraccio.

      Rispondi

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