L’impresa che genera bellezza – Il caso Brunello Cucinelli
Ci sono luoghi che non si possono semplicemente visitare: si devono vivere. Solomeo è uno di questi.
Ieri, insieme alle colleghe del Terziario Donna Confcommercio di Pistoia e Prato, ho avuto l’opportunità di immergermi in un modello di impresa che è diventato un simbolo nel mondo: quello di Brunello Cucinelli. La nostra meta era un’impresa generativa, capace di creare valore condiviso e sostenibile, un laboratorio di bellezza e umanità applicata al business.
Siamo partite all’alba, sotto una pioggerellina fitta, con la curiosità di chi vuole imparare dall’eccellenza. Poi, all’arrivo a Solomeo, il borgo medievale che Cucinelli ha trasformato nel cuore pulsante della sua visione imprenditoriale, il sole ha fatto capolino. Sembrava un segno.
Ad accoglierci, due ambasciatori dell’azienda, narratori appassionati della visione del “imprenditore filosofo”, che ha fatto della dignità del lavoro e della bellezza il centro della sua missione.
Brunello Cucinelli, un’infanzia che ha forgiato una visione.
Brunello Cucinelli nasce in una famiglia di contadini, uno di tredici figli, e cresce in un contesto rurale dove il lavoro è sinonimo di dignità, attaccamento e rispetti per la natura. La sua vita cambia drasticamente quando la famiglia si trasferisce in città e il padre inizia a lavorare in fabbrica. Lì, il giovane Brunello assiste all’umiliazione subita dal padre e sperimenta in prima persona l’emarginazione sociale. Queste esperienze lo segnano profondamente e alimentano un desiderio di riscatto, ma non in termini di pura ricchezza materiale, bensì nella ricerca di un modello di impresa che metta al centro il rispetto per l’uomo e il lavoro. Da qui nasce la sua idea di un capitalismo umanistico, un modello in cui l’impresa non è solo profitto, ma uno strumento per generare bellezza e dignità per chi lavora.
Ci hanno raccontato di un processo produttivo unico: ogni capo è 100% Made in Italy, disegnato e prototipato a Solomeo, realizzato in piccoli laboratori umbri, per poi tornare in azienda, dove il controllo qualità avviene artigianalmente, pezzo per pezzo.
Ma l’essenza di questa impresa va oltre il prodotto: sta nella cura per le persone. Qui i giovani imparano dai più esperti nelle scuole interne di alta sartoria e maglieria, perché la conoscenza è un patrimonio che va trasmesso. Il rispetto per i dipendenti, la comunità e il pianeta non è un concetto astratto, ma una pratica quotidiana.
E poi c’è il borgo di Solomeo ristrutturato con cura dalla famiglia Cuccinelli e aperto a chiunque voglia lasciarsi ispirare dalla sua bellezza e dalle frasi dei filosofi su ogni muro.
Nel viaggio di ritorno, con le colleghe, abbiamo provato a condensare l’essenza di questa esperienza in parole chiave. Ne sono emerse otto:
Bellezza. Leggerezza. Serenità. Eternità. Appartenenza. Rispetto. Autenticità.
Sono gli stessi valori che ogni impresa dovrebbe cercare di incarnare. Sono le fondamenta di un’impresa che lascia un segno, che crea valore non solo economico, ma anche umano e sociale.
Perché il profitto è importante, ma non può essere l’unico obiettivo. E in un’epoca in cui tutto sembra accelerato, superficiale e volatile, esistono ancora imprese che scelgono di costruire qualcosa di eterno.
Forse, è proprio questa la vera sostenibilità.
Un grande grazie alla Confcommercio Pistoia e Prato per questa opportunità.













E’ stata un’esperienza illuminante, le tue parole creano una sintesi dei sentimenti provati.
L’umanità al centro, il rispetto, la dignità, l’esaltare la bellezza riportandola dal passato al presente. Il tutto fa parte della nostra cultura, dobbiamo solo ricordarcelo, il più possibile.
Grazie Donatella, seguirti stimola ispirazione.
Cara Simona, il Terziario Donna ha saputo donarmi tante amiche con cui camminare su un sentiero ancora da tracciare verso un nuovo modello di persona, di economia, di impresa e di società.
Grazie di esserci.
Un abbraccio.