Libri e Poesiaracconti

La logica surreale dell’infanzia

Molti anni fa, avevo circa nove anni, ho fatto un viaggio in treno con mia madre ed i miei fratelli. In quel viaggio accaddero molte cose che ancora oggi ricordo in toni totalmente surreali, da sogno.

Da quel viaggio è nata l’ispirazione di questo racconto che ho scritto per partecipare ad un contest letterario.

Mia figlia Carola, ha fatto il disegno e realizzato l’idea della copertina. E’ la sua prima copertina e trovo che abbia azzeccato in pieno il senso. 

copertina Nina

Lui, Nina e la bambola

Donatella Moica

Nina, ha sette anni. È piccola, silenziosa e non le piace essere chiamata Nina. Ancora peggio quando la chiamano Ninetta, quello proprio non lo sopporta. Ma non può farci niente. È piccola per la sua età, magrolina e bassa, quindi nessuno usa il suo vero nome.

Nina ha deciso di chiamare la sua bambola Giovanna.  Giovanna ha gli occhi azzurri e i capelli castani, più scuri di quelli di Nina. Giovanna è molto intelligente, fa domande acute e sa tutte le risposte giuste. Giovanna non ha bisogno di tante parole, capisce anche se non parli.

A Nina non piace molto parlare. Parlano tutti così tanto. Tutti i bambini della sua classe sono più grandi di lei e qualche volta la prendono in giro. La chiamano ritardata o scema, ma Nina non ci fa troppo caso. Nina non ha amici, oltre a Giovanna e a lui. I suoi genitori sono molto impegnati col lavoro; è per avere una bella casa, la macchina, le vacanze e i giocattoli, dicono. A lei piace moltissimo quando sono in vacanza perchè fanno tante cose insieme e i suoi genitori ridono e si abbracciano. Le piace anche la domenica, ma un po’ meno, perchè vanno a pranzo dai nonni e al suo papà non piace andare a pranzo dai nonni, così lui e la mamma si dicono cose che lei non capisce.

Lui, invece, gioca con lei tutti i pomeriggi al parco. Le racconta le fiabe e la fa ridere perchè ne dimentica la metà. A Nina piace il fatto che in quelle storie tutto cambi sempre, a parte il titolo. Non si sa mai cosa farà l’uomo di latta o il Bianconiglio che se ne inventa sempre una nuova.

Lui le ha detto di mettere il suo vestito preferito quel giorno, perché sarebbe stato un giorno speciale.

«La mamma non sarà contenta che mettiamo questi vestiti» ha detto Nina a Giovanna, senza parole.

«Basterà non dirglielo» ha risposto Giovanna che ha sempre una soluzione per tutto.

Vanja non ha notato i vestiti di Nina e di Giovanna. Vanja si occupa delle pulizie e di Nina. Vanja è buffa, ha i capelli rossi, come le bambole di stoffa, le lentiggini e, al telefono, parla una lingua strana che non si capisce. Al parco, Vanja le dice di andare a giocare e poi si concentra sul suo cellulare.

Lui la aspetta sempre nel solito posto, dietro lo scivolo. Nina è pronta per il giorno speciale, tiene Giovanna in una mano e lo zainetto con la merenda nell’altra. Lo raggiunge vicino agli alberi. Escono dal parco mano nella mano. Non li vede nessuno. Sono saliti sul treno. Nina non è mai salita su un treno. Quando viaggia con i suoi genitori vanno sempre in macchina. Lei sta dietro e loro davanti. Lei rimane ferma perché soffre un po’ il mal d’auto e, ogni tanto, vomita sul bordo della strada. Il treno è più divertente e non la fa stare male.

«Possiamo chiamare la mamma ora? Sarà preoccupata.»

«Stai tranquilla, la chiameremo appena arrivati. Stai tranquilla ci divertiremo e ti farò vedere quella cosa che ti ho promesso.»

Nina è tranquilla, ma non sa se lo è anche la sua mamma. Nina lo guarda. Lui è grande ma è anche un po’ bambino. Le ha detto che se avessero visto degli uomini in divisa, dovevano scappare per non farsi prendere. È una specie di gioco. Ma lei non si fa prendere in giro, conosce i gendarmi, arrestano le persone come nella favola di pinocchio. A un certo punto il treno rallenta e lui comincia ad agitarsi. Dal finestrino vedono i gendarmi in divisa, così lui prende la mano di Nina, Giovanna e lo zaino e si nascondono in bagno. Sono tutti stretti stretti nel bagno piccolo piccolo. A Nina viene da ridere e lui gli dice «sssss… ci farai scoprire» ma ride anche lui e anche Giovanna ride. Poi il treno riparte e loro escono dal nascondiglio. I gendarmi non ci sono più. Tornano al loro posto. Nina ha fame e lui gli scarta un panino col prosciutto cotto.

«Tu non mangi?»

«Non ho fame. Mangia tu.»

«Quando possiamo chiamare la mamma?»

«Appena arriviamo la chiamiamo. Stai tranquilla. Vedrai che sarà divertente.»

Quando scendono è già buio e Nina è stanca e ha sonno. Giovanna invece no. Non si stanca perché viene sempre presa in braccio da Nina per andare dappertutto. Così Davide le prende entrambe in braccio. È molto forte Davide, riesce a portare tutti. Un signore li guarda strano e poi dice qualche cosa e cerca di afferrare Davide. Lui gli dà uno spintone e il signore cade e cade anche Giovanna. Davide scappa ma Nina urla «Giovanna». Allora Davide torna indietro, prende Giovanna. Altre persone si sono fermate col signore e li guardano. Davide corre molto veloce. Il cuore gli batte forte forte. Anche Nina ha paura e le scappa la pipì.

Adesso devono camminare al buio lungo una strada dove non c’è nessuno.  Nina non ce la fa quasi più a camminare, ora vorrebbe essere a casa, le manca la mamma e la pipì le scappa sempre più forte. Ha voglia di piangere e si è bagnata i pantaloni.

Ora sono arrivati nel posto. Nina non se lo aspettava in quel modo. È un palazzo grandissimo grigio e con moltissime luci. Dentro ci sono persone vestite di bianco. Nessuno li nota. Vanno all’ascensore e lui preme 4.  La stanza è illuminata da una luce bassa e la signora sul letto è magra e piccola, sembra quasi una bambina. Ha un vestito bianco e tanti tubicini verdi attaccati. Nina ha detto sottovoce: «È lei?».

«Sì, è lei!».

La signora ha aperto gli occhi e ha teso la mano. Davide ha preso Nina e Giovanna e le ha messe sul letto.  «Visto che ce l’ho fatta. Te l’ho portata in tempo». La signora ha gli occhi blu anche lei, come i suoi.

«Ciao», dice «io sono Laura… volevo solo abbracciarti… solo una volta e… dirti che ti voglio bene…». La sua voce quasi non si sente. Forse anche a lei non piace parlare. Poi sta zitta e la macchina attaccata al suo letto comincia a fischiare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Vedi l'informativa completa

Chiudi