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Imprese generative: coniugare innovazione e sostenibilità

La seconda tappa del cammino verso l’Impresa Generativa promossa dal Terziario Donna Confcommercio Toscana è stata il 13 maggio all’Innovation center di Firenze. Hanno partecipato oltre settanta imprenditrici e imprenditori interessati ad allargare lo sguardo verso una nuova visione d’impresa in grado di abbracciare il mondo intorno e utilizzare la tecnologia per differenziarsi e ridurre l’impatto. accompagnati da bravissimi relatori che hanno costruito un perfetto filo d’Arianna ci siamo impegnate per trasformare concetti complessi in strumenti operativi.

Di seguito il mio intervento d’apertura.

Le nostre imprese sono prolungamenti del nostro sguardo sul mondo.
E quando cambia lo sguardo, cambiano anche gli impatti, le strategie, i risultati.

Buon pomeriggio a tutte e a tutti, benvenuti all’Innovation Center per questa nuova tappa del nostro cammino sull’impresa generativa.

Due anni fa, proprio qui, abbiamo iniziato a riflettere su cosa significhi essere un’impresa generativa.
Allora sembrava un concetto nuovo, quasi astratto.
Oggi sappiamo che è qualcosa di molto concreto e molto vicino alle imprese del nostro Sistema Confcommercio il cui successo non riguarda solo l’imprenditrice o l’imprenditore ma tutto il contesto in cui l’impresa opera. 

Semplificando al massimo, potremmo dire che un’impresa generativa è un organizzazione che lascia segni positivi nel tempo.
Così semplice, starete pensando.
Beh, non è così banale come potrebbe sembrare.
Intanto quell’impresa, per essere generativa, deve essere guidata da qualcuno che si interroga sul tempo e sullo spazio.
– Sul tempo, perché ogni nostra azione ha un’eco nel futuro;
– sullo spazio, perché ogni impresa vive immersa in un ecosistema sociale e ambientale.

Un’impresa generativa costruisce valore duraturo e si radica nel contesto in cui nasce e cresce.  I suoi valori si traducono in obiettivi strategici concreti, capaci di intercettare nuove tendenze e opportunità senza tradirne l’identità e la specificità. È un’impresa che guarda avanti ma anche dentro, verso le persone, e fuori, verso l’ambiente e le comunità.

Già solo dieci anni fa la rappresentazione del mondo che ci facciamo oggi sarebbe sembrata improponibile e ai limiti della fantascienza. Pur già intravedendo all’orizzonte i primi scollamenti ci trovavamo ancora in un periodo di relativa stabilità. Poi è iniziata l’epoca delle grandi crisi che si succedono l’una dietro l’altra con una portata sempre più ampia. [Secondo il Rapporto Macrotrends 2024/2025] ci troviamo in un mondo fuori rotta, di fronte a una serie crescente di rischi catastrofici ed esistenziali. Senza un cambiamento di rotta rischiamo di precipitare in un futuro di crisi persistenti. Serve un patto sul futuro e serve una leadership responsabile, consapevole e preparata perché il futuro, che oggi non appare roseo e rassicurante, sia invece espressione di ciò che vorremo e sapremo costruire.

Qui non si tratta più solo della vita di un’impresa, di un negozio di vicinato, di un albergo, di un supermercato, si tratta di innescare una transizione sostenibile basata sulle competenze e in grado di utilizzare la tecnologia per aprire nuove opportunità senza perdere unicità e vocazione. E il ruolo della Confcommercio e del Terziario Donna può e deve essere quello di accompagnare le nostre imprese attraverso questa transizione, fornendo strumenti e supporto, dove servano, in modo che possano affrontare la sfida di proiettarsi nel futuro in modo etico e sostenibile. 

Come ha scritto Michael Porter:

Limpresa più competitiva è quella che riesce a creare valore condiviso, generando benefici sia per lazienda sia per la società.”

(Porter & Kramer, Creating Shared Value, Harvard Business Review, 2011)

Senza una comprensione e una condivisione del significato di queste parole, pero, il rischio è che rimangano un’idea e non riescano a intervenire nell’operatività quotidiana delle imprese. Quando potrebbero diventare un motore per l’innovazione, la crescita e l’impatto sociale e ambientale. Esistono numerosi esempi in cui scegliere la via generativa ha portato crescita e successo per le imprese che la stanno percorrendo. 

Su questi temi ci aiuterà ad approfondire Patrizia Cappelletti.

Certo, sono diversi i modi in cui il potenziale offerto si cala nella pratica ed è importante guardare le diverse prospettive, isolare i rapporti causa-effetto e migliorare il pensiero e la pratica imprenditoriale di leadership, al di fuori di soluzioni semplicistiche o di quella sorta di “soluzioni magiche” che spesso si sentono in bocca a chi ignora il funzionamento complesso delle nostre imprese. Gestire le nostre imprese è tutt’altro che semplice.

Negli ultimi decenni abbiamo visto radicarsi un profondo individualismo e una liquidità di comportamenti che hanno generato narrazioni in grado di diffondere egoismo, disinteresse per il bene comune e paure inconsce.

E come ci ricorda il filosofo Alasdair MacIntyre:

La nostra identità è costruita dalle storie che ci raccontiamo e che ci raccontano.”

Anche nelle imprese funziona così: le narrazioni guidano le emozioni, le emozioni guidano le decisioni.

Le imprese che abbiamo creato hanno radici nella nostra storia personale, nelle nostre emozioni, raccontano di noi, ci assomigliano; abbiamo riposto in esse gli insegnamenti che abbiamo ricevuto, le nostre speranze e i nostri sogni di futuro. E quando ci rendiamo conto di questo, diventa riduttivo rappresentarle solo con numeri. 

Così le domande esistenziali che caratterizzano l’essere umano – chi sono? Perchè sono qui? Cosa lascio dietro di me? – traslano dall’individuo all’impresa, che diventa un’impresa-persona.

L’impresa diventata persona assume caratteristiche che la rendono unica, come è unica ogni persona, e superano la mera logica del profitto e della competizione. Anche agli occhi dei clienti. Se poi si consentono ai bisogni esterni di entrare dentro l’impresa – come sostiene John Almandoz – ecco che l’impresa definisce il suo purpose e assume anche caratteristiche etiche e sostenibili. 

Il purpose va oltre la missione, cioè ciò che un’impresa fa, e oltre la visione, cioè ciò che vuole diventare. È la sua ragione profonda di esistere.

Una bussola etica indispensabile, che orienta le scelte strategiche e aiuta a tenere in equilibrio la tensione al profitto — necessaria alla sopravvivenza — con il lascito che l’impresa trasferisce al proprio ecosistema. Secondo diverse fonti, le imprese orientate al purpose tendono a superare i concorrenti sia in termini di performance finanziaria che di adattabilità alle crisi.

Su come questi concetti possano tradursi in pratica imprenditoriale concreta, e su quali energie siano oggi protagoniste di questa transizione, ci accompagnerà tra poco Sabrina Bonomi.

Tra queste energie, l’imprenditoria femminile — ancora oggi sottorappresentata — esprime un potenziale di innovazione straordinario e una visione d’impresa capace di coniugare sostenibilità economica, impatto sociale e nuovi modelli di leadership. Come evidenzia il Rapporto Italia Generativa 2024, con il giusto supporto istituzionale può diventare uno dei pilastri della transizione verso un’economia più equa e lungimirante.

 Mariana Mazzucato (The Value of Everything, 2018):

Il valore non è qualcosa che semplicemente si misura: è qualcosa che si crea.”

Ecco perché oggi è essenziale ripensare cosa intendiamo per valore, andando oltre le metriche economiche per includere anche l’impatto sociale, ambientale e relazionale.

Ma oggi c’è anche qualcos’altro da considerare. Stiamo vivendo un nuovo, potente salto in avanti: quello dell’intelligenza artificiale. I cui effetti si potranno comprendere pienamente solo col senno di poi. Pensate a cosa è successo da quando i computer sono diventati disponibili per tutti all’utilizzo odierno degli smartphone per gestire il conto in banca, gli acquisti, le vendite e tutta la vita personale.

Il potenziale dell’IA è enorme, ma non sempre ben compreso. Le opportunità sono straordinarie, così come le criticità che porta con sé.
Nessuna tecnologia, oggi, ha un impatto comparabile nel rafforzare la competitività delle imprese.
E all’orizzonte ce ne sono già altre — come il Metaverso o il Quantum Computing — i cui effetti reali devono ancora manifestarsi.

Ma l’intelligenza artificiale generativa è già qui. I modelli linguistici open source e gli agenti intelligenti stanno trasformando il modo in cui produciamo, comunichiamo, vendiamo, curiamo.

So bene che per molte e molti di noi restano ancora domande aperte: come usarla? A cosa serve davvero? Dove ci porterà?
Ma trovare una risposta è diventato imprescindibile e urgente.

Secondo McKinsey, l’IA generativa potrebbe far crescere il PIL globale del 7% nei prossimi decenni.
Ma come accadrà, e a quali condizioni, è una riflessione che dobbiamo affrontare con lucidità, visione e responsabilità.

Dentro alcune di queste ci condurrà, tra poco, Pietro Domenichini.

“Limpresa può essere un grande luogo di generatività, naturalmente a certe condizioni: quando è consapevole di svolgere un ruolo privato ma anche pubblico, perché ciò che fa ha un valore sociale al di là del valore economico.” 

Mauro Magatti

Essere imprese generative non è più un’opzione. È una necessità e una responsabilità.

Per questo motivo, a partire dal prossimo autunno, attiveremo nei territori una serie di workshop dedicati a imprenditrici e imprenditori del nostro sistema. Saranno momenti di confronto e formazione per trasformare concetti come generatività, purpose e sostenibilità in strumenti concreti di leadership e innovazione.

Guterres ha sottolineato più volte l’importanza di una cultura di pace, tolleranza e dialogo per affrontare le sfide che riguardano tutti e che sono molto urgenti. In questo sarà determinante l’azione di ogni leader e la capacità di collaborare dentro la singola impresa, lungo la filiera del valore, tra filiere, tra settori privato, pubblico e terzo, e nei media perché le narrazioni sono fondamentali ai fini di un processo di sostenibilità collettivo.

Le società fioriscono quando le persone piantano alberi sotto i cui rami sanno che non si sederanno mai.”

(Proverbio greco)

E allora mentre stiamo per addentrarci nel vivo del nostro viaggio guidati dai nostri relatori, in qualità di leader, vi invito a domandarvi:

Quale albero sto piantando oggi con la mia impresa?

E quale storia sto raccontando di me a chi verrà dopo?

Buon lavoro a tutte e a tutti.

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