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Ancora violenza sulle donne

Basta allontanarsi dalla routine, essere in “vacanza” (anche se per lavoro) in un posto di estrema bellezza e sembra quasi che il mondo giri solo in senso positivo. I pensieri si fanno più leggeri e ci si dimentica del telegiornale, dei morti ammazzati per le ragioni più varie e oserei dire futili, dei drammi quotidiani che affliggono la nostra e altre società.

Al rientro in Italia, con il primo telegiornale, tutto crolla di nuovo in un abisso che sembra non aver fine. La prima notizia è quella di una donna bruciata viva da un uomo. Un uomo con cui aveva avuto una relazione e che aveva deciso di lasciare, oppure non è andata così ma cosa importa il perché è successo? Importa che è successo. Importa che ancora una volta un uomo si sente in diritto di “sopprimere” una donna solo perché lei non si comporta come lui vorrebbe. Lei non è quella che lui vuole ed allora decide di darle fuoco. Come si faceva con le streghe, né più né meno. Sono passati oltre mille anni, ma ancora abbiamo degli inquisitori che si arrogano il diritto di condannare le donne perché sbagliano. I reati commessi sono quelli di non aver scelto loro come compagni, di non vedere il loro “immenso valore”, di non accondiscendere ai loro desideri… Gli inquisitori firmavano documenti in cui scrivevano “fa seccare le vigne”, “getta il malocchio”, “impedisce al marito di procreare”, “intrattiene rapporti col diavolo per danneggiare l’uomo” e altre accuse simili. Oggi il Manuale del perfetto inquisitore avrebbe molte più pagine perché basta molto meno di questo per essere condannate a morte. Basta un sorriso non restituito, una parola non detta, un orgasmo non soddisfatto e l’uomo si sente subito autorizzato a girare il pollice verso il basso…

violenza sulle donne

Le tragedie si sviluppano come scene di un telefilm televisivo consumandosi all’interno dei quartieri poveri come nelle ville in costa. Lo sfregio alla libertà individuale si rinnova, fedele nei secoli e noi stiamo a guardare come spettatori al cinema con l’unica differenza che la protagonista non farà altri film.

Non passa settimana in cui non ci sia un caso di violenza sulle donne. Ci siamo quasi abituati e fra poco non ci faremo più caso (sigh!).

Il fenomeno è in crescita dicono le statistiche, ma ci eravamo arrivate anche senza statistiche ufficiali, non siamo mica sceme! Mi chiedo perché? L’uomo è veramente diventato così fragile e codardo da non riuscire a superare il rifiuto amoroso o c’è qualcosa di più profondo? Cos’è che veramente lo spinge a non preoccuparsi dei figli, della società, di una condanna? E poi, mi chiedo, sono veramente “sani” questi uomini o hanno dato già segni di squilibrio prima?

E qui viene il bello! Come fa una donna che incontra un uomo a sapere se quello ha già dato segni di squilibrio? Se una notte d’amore o anche solo una cena porteranno a persecuzioni, torture e persino la morte?

violenza sulle donne

Se da un lato c’è questa inadeguatezza come uomo-animale-dominatore che la donna non vuole più riconoscere in quanto tale, dall’altro lato c’è anche la ricerca di uscire dall’anonimato di una vita senza nessun brivido. Internet ed i social consentono una grande visibilità alle azioni di stalker e killer che dall’essere nessuno ad un certo punto si trovano rimbalzati al centro delle notizie che loro stessi possono in qualche modo controllare. Così si crea una necessità forte di emulazione che spinge a ripetere casi già avvenuti e visti in TV (lo slogan con cui si cerca di vendere più prodotti perchè “visti in TV” insegna). La punizione, in confronto alla “gloria”, è ben poca roba in questi casi. E’ lo stesso meccanismo che porta qualcuno a decidere di dare una botta di vita alla sua esistenza ammazzando vittime innocenti con la giustificazione del terrorismo. Così succede che tutta una serie di reati vengano in qualche modo accorpati sotto un unico comun denominatore: la violenza dentro e fuori dalle porte domestiche per sfogare rabbia, paura, impotenza nei confronti di qualcuno a cui si attribuisce la colpa delle proprie sofferenze.

Noi donne continuiamo a parlarne, a discutere, ad organizzare incontri ed eventi forse per esorcizzare la paura di sentirci tutte a rischio. Nessuna di noi può sapere se l’amicizia con un collega particolarmente gentile e simpatico potrà sfociare in situazioni incontrollabili o se accettare di prendere un caffè con un uomo (di qualunque età) potrà procurarci delle ferite che non guariranno mai. Rimangono poche soluzioni. Ci si può iscrivere tutte a corsi di autodifesa o acquistare un’arma e suonargliele ben bene. A parte l’ironia ma ogni tanto ne avrei proprio voglia, il problema vero è che nessuno sa qual’è la soluzione e se esiste.

Una sola cosa mi lascia perplessa ed è il perché non siano gli uomini a mobilitarsi pubblicamente contro la violenza sulle donne, perché questo problema prima di essere un problema delle donne è un problema degli uomini e delle loro paure… ma come è accaduto sempre nella storia, a farne le spese sono ancora le donne.

 

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