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C’è ancora molta strada da fare

T.D. Lab. del Terziario Donna che si svolge ogni anno a Palermo è un’occasione di riflessione, crescita e azione. Ci si confronta su temi importanti che la nostra società non può esimersi di considerare ed affrontare. I contributi sono sempre molteplici e toccano vari aspetti del nostro mondo, dell’economia e della società. Uno dei più “sostanziosi”, diventato ormai una tradizione, è quello di Concetta Giallombardo. Vi invito a mettervi comodi e leggere con attenzione quanto segue…

Carissime amiche,

i nostri incontri sono  importanti per me e credo anche per voi, perchè alla base di essi vi è sempre stato il desiderio di crescere, di in-terpretare i nostri molteplici ruoli con  una sempre maggiore consapevolezza della nostra identità.
E’ anche per questo che ho proposto a Patrizia uno spazio di  riflessione su quelli che io penso siano  i fattori che, nel nostro paese e nella nostra società hanno di più influenzato la condizione femminile, ma anche quella maschile. E’ importante ragionare su questo punto perché è mia convinzione che  al momento attuale  siamo in presenza di una  diminuzione delle garanzie sostanziali dei diritti delle donne e di una pericolosa regressione dei comportamenti sociali nei loro confronti.
Quelle garanzie che sono sostenute non solo dalle leggi, ma soprattutto dalla crescita di un atteggiamento culturale orientato e condiviso in tutti gli strati della società e in tutti i settori della vita civile. 
E devo dirvi che  non vedo nella nostra società civile questo atteggiamento, anzi mi sembra che  emergano nei comportamenti di uomini e donne  elementi molto preoccupanti di confusione, di aggressività,  di sostanziale negazione della parità tra i generi. 
Oggi  voglio soffermarmi su  quegli elementi  storici che  hanno costruito l’immagine che gli uomini , a mio parere ancora oggi , hanno delle donne, e che anche le donne  a volte condividono
Perché, insomma, l’ affermazione di questo “potere maschile” sulla donna, come linea essenziale dell’identità dell’uomo. e perché, anche, la paura maschile della perdita di quel  potere, che  sembra essere alla radice di comportamenti violenti nei confronti delle donne fino ad arrivare al femminicidio.
Apro una parentesi : Femminicidio – questo è il termine giusto. Perché se una donna muore in un incidente stradale non siamo di fronte ad un femminicidio, ma se una donna  viene colpita perchè non vuole essere di proprietà dell’uomo o sfugge al ruolo tradizionalmente attribuitole,  questo evento è ricollegabile direttamente al-la sua natura di donna e dunque dobbiamo chiamarlo femminicidio. Chiusa la parentesi.  

E’ vero che le nostre condizioni materiali di vita sono enormemente migliorate rispetto a secoli bui nei quali le donne non avevano né diritti né voce. Ma è anche vero che nella presente epoca storica la condizione della donna presenta aspetti ambigui e non facilmente decifrabili. E’ fin troppo evidente che la realizzazione concreta dei diritti ormai sanciti, non è affatto scontata, e che innumerevoli ostacoli di ordine pratico si contrappongono continuamente al complesso normativo.
La condizione giuridica delle donne è ancora oggi delimitata da atteggiamenti culturali fortemente radicati. Ed è su questo  radicamento che voglio soffermarmi. Che cosa intendiamo per condizione giuridica? Formalmente è la posizione che lo Stato riconosce e garantisce ad un soggetto. Concretamente essa è il risultato, non solo dell’insieme delle norme che stabiliscono diritti e doveri riguardanti quel soggetto, ma anche dell’esistenza di condizioni sociali e politiche che ne assicurino l’effettivo esercizio. La nostra Carta Costituzionale ha preso un impegno preciso con i cittadini di questo Stato: rimuovere tutti gli ostacoli di ordine sociale che impediscano il pieno sviluppo della persona umana e promuovere le condizioni che rendano EFFETTIVO il diritto al lavoro. In realtà, a mio parere, il nostro legislatore non intende porsi in maniera se-ria il problema della applicazione di questi principi alle cittadine-donne. Mostra resistenze incomprensibili e un sostanziale disagio  nel rendere effettivi i diritti costituzionali.

Alla base di questa situazione c’è, a mio parere, un duplice ordine di motivi:

– il primo, di natura più strettamente socio politica, che  mi viene da definire come una vera VOCAZIONE PARASSITARIA dello Stato sulle spalle delle donne.

 – L’altro, che a me sembra addirittura preponderante , di origine culturale-religiosa. Esso consiste nel fatto che il nostro sistema sociale, i suoi rappresentanti politici, e di conseguenza la sua produzione normativa, nell’ultimo secolo è stato fortemente condizionato dai principi che il Cattolicesimo ha elaborato nei confronti della donna, e che le gerarchie della Chiesa hanno riversato con grande tenacia nella società civile. Sono molto convinta di ciò perché penso che attraverso  la suggestione del soprannaturale, di cui la Chiesa cattolica è unica depositaria , sia stata  possibile una commistione di  miti, di dogmi, di atteggiamenti sostanzialmente misogini  nella sensibilità e nella formazione dei cittadini del nostro stato. Questa circostanza storica ha contribuito in maniera determinante nel nostro paese alla formazione di una mentalità soprattutto maschile, ma anche femminile, che ANCORA OGGI non è in linea  con il principio di uguaglianza  sancito nella carta costituzionale..****Ma nello stesso momento in cui faccio questa affermazione  mi viene anche di dire che  se dovessi scegliere un testimonial dei diritti delle donne solo un nome mi verrebbe subito in mente ed è quello di Gesù di Nazaret.

Gesù tocca molti dei  punti critici della condizione femminile e della complessità dell’animo femminile. Il sangue mestruale. la chiaroveggenza, la cura, la costrizione in ruoli predefiniti dal maschio fino ad arrivare alla accettazione e alla condivisione del tocco della bellezza,  che in Gesù di Nazareth si manifesta nell’apprezza-mento del superfluo come elemento necessario della vita. Come  declinazione umana del bene essere.Che il ben essere si possa declinare in tanti modi è un dato di fatto,  ma altrettanto vero è che esso trae origine il più delle volte da  una disposizione di animo degli altri nei nostri confronti, dalle attenzioni che ci rivolge chi ci è vicino .
Io non sono una cattolica praticante, ma devo dire che  con l’attuale Pontefice mi sento molto in sintonia, come credo molti di noi.
Ho riflettuto spesso in questi giorni sulle parole che papa Francesco continua a pronunziare   su vari aspetti della condizione femminile, e sulla scorta di questo impulso ho  riletto i numerosi brani del Vangelo nei quali Gesù di Nazareth  è protagonista di episodi che vedono come sue primarie interlocutrici donne. L’insegnamento di Gesù è tutto nel senso di dare risalto alla figura femminile .
Ma uno dei racconti mi è sembrato particolarmente adatto ad essere citato, in accordo col tema che abbiamo assunto in questo Forum.Si tratta dell’episodio del profumo di nardo, che è riportato in tutti i vangeli. Mentre Gesù è a cena  a Betania, una donna che porta in mano una vaso di alabastro contenente un unguento di nardo,  preziosissimo,  si avvicina a Lui: la donna spezza il vasetto e unge  il capo e i piedi di Gesù. Subito i discepoli si sdegnano  e dicono:” perchè questo spreco?  Si poteva vendere  a caro prezzo e darlo ai poveri”. Ma Gesù prende le difese della donna, ne  esalta l’azione e manifesta un atteggiamento di profonda gratitudine verso il suo operato.E termina dicendo : In verità vi dico : dovunque  sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei .
Perchè ho voluto citare questo episodio? Perchè in esso si coglie tutta la attenzione di Gesù di Nazaret nei confronti di un gesto tutto femminile che appare ai più quasi insensato, ma che da Lui è  considerato con estrema gratitudine, e che  addirittura ordina che venga tramandato come un prezioso messaggio. Il Messaggio è l’importanza che Egli attribuisce ai gesti di cura, di rispetto e di amore nei confronti degli altri. La femminilità è accoglienza, è condivisione, è non aver paura essere coraggiosi:   e tutto questo è nella narrazione del Vangelo a proposito delle donne.
La condizione della donna nella Palestina del primo secolo era di grande subalternità rispetto all’uomo. La preghiera dei Rabbi recitava “Ti ringrazio Signore per non avermi fatto nascere schiavo. Ti ringrazio signore per non avermi fatto nascere pagano. Ti ringrazio Signore per non avermi fatto nascere donna.” 

Le donne non ricevevano istruzione religiosa. Ne erano considerate incapaci. Non potevano studiare la Scrittura. Erano considerate esclusivamente per la loro funzione procreativa. La cultura ebraica si reggeva sul sistema dell’impurità basato sulle rigorose distinzioni di ”puro” e “impuro”, riferite a cose e persone. La donna era considerata essere impuro, per concrete questioni fisiologiche, e molti interdetti e incapacità di ordine giuridico la colpivano.- Non poteva rendere testimonianza.- Non poteva rivolgere la parola ad un rabbino in pubblico.- Doveva restare chiusa in casa.- Era assoggettata alla potestà di divorzio del marito. E’ in questo contesto che  vive e predica Gesù di Nazareth, eppure non trapela mai nel racconto degli Evangeli un gesto o una parola di Gesù contro le donne. L’atteggiamento positivo di Gesù nei confronti della donna è parte costitutiva del Vangelo. Le donne seguirono Gesù per tutta la strada della Galilea fino a Gerusalemme e, secondo il Vangelo di Giovanni, furono le sole a restare con lui fino alla fine, sotto la Croce, quando tutti gli uomini, erano SPARITI. Uno dei discepoli lo aveva VENDUTO e un altro lo aveva RINNEGATO.

Faccio ancora qualche esempio, anche perché dagli episodi che vedono presenti le donne traspaiono messaggi profondi e attualissimi. Nell’episodio di Marta e Maria:mentre MARTA si affaccenda nei preparativi, MARIA si siede ai piedi di Gesù per ascoltarlo.Con questo suo atteggiamento Maria rivendica non a parole ma con i fatti  il suo diritto di decidere liberamente di se stessa.Ha scelto di fare una cosa che era concessa ai soli uomini, ha trascurato una serie di compiti che tutti consideravano come suo dovere, e si è unita a co-loro che circondavano Gesù, ascoltandolo e interrogandolo. Ma quando Marta si fa avanti per chiedere a Gesù di sollecitare la sorella ad aiutarla, Gesù prende le parti di Maria e dice: “Marta tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose. Una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore, e nessuno gliela porterà via”.QUINDI PER GESU’, non solo NON ESISTONO RUOLI PRESTABILITI, ma NESSUNO PUO’ IMPORRE AD UN ALTRO SOGGETTO DI VIVERE SOLO UNA DIMENSIONE DELLA SUA VITA. Giovanni racconta l’episodio della Samaritana. Gesù parla con una donna appartenente ad un gruppo scismatico ed idola-tra. Eppure è a questa donna che Gesù si rivela come fonte di vita e di salvezza. E il dialogo con lei è ricco di spunti teologici. Gesù parla da pari a pari con lei e la incarica di portare il suo messaggio nella comunità.
Matteo, Marco e Luca riferiscono un altro episodio fondamentale: Una donna affetta da perdite di sangue continue da 12 anni si avvicina a Gesù e gli tocca la veste. E’ una donna povera e oppressa. Il tabù rituale del sangue la relegava tra le persone impure e stabiliva che diventasse impuro chiunque fosse toccato da lei.Gesù la guarisce, dà risalto al suo gesto, attira l’attenzione della gente. Con questo comportamento Egli mostra nei fatti la contestazione di tutta una concezione religiosa rigidamente ritualistica. Luca racconta l’episodio della prostituta che Gesù tratta con affetto e alla quale riconosce capacità di autodeterminazione: “I tuoi peccati ti sono perdonati, la tua fede ti ha salvato, vai in pace”. Nell’episodio dell’adultera, a fronte della richiesta di applicazione della legge mosaica della lapidazione, Gesù  risponde: ”Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Ancora una volta, Egli sposta l’attenzione sulla parità delle condizioni, maschile e femminile, e sulla umanità delle persone, rifiutando il terreno astratto e legalistico.E in ultimo:Nei vangeli di Matteo, Marco e Giovanni, la prima apparizione di Gesù dopo la crocifissione è alle donne che vanno al sepolcro.A loro cui la legge giudaica non  permetteva di  portare testimonianza nei tribunali, il Signore affida il compito di essere testimoni dell’evento più straordinario del Vangelo.Gesù, in pieno contrasto con la mentalità dell’epoca, e in pieno accordo con la filosofia del suo messaggio, che è messaggio di liberazione, di amore e di giustizia, – tratta con le donne in piena libertà e parità,- riconosce loro la capacita di autodeterminazione,- riconosce la supremazia della autodeterminazione rispetto alla cultura dominante che assegnava alla donna un ruolo e uno soltanto (prestabilito dalla società maschile),- non tiene in alcun conto la posizione sociale in cui sono (tratta con la prostituta, con la samaritana, con la adultera),- reitera più e più volte l’uguaglianza di loro con gli uomini, e la Condivisione con loro dell’origine divina.Nulla nei Vangeli indica che Gesù, sia nell’insegnamento che nella Prassi, abbia tenuto alcuno degli atteggiamenti circa l’inferiorità e impurità femminile che si sono dispiegati nei maestri della Chiesa attraverso i secoli, e sono stati imposti nel suo nome.Jean Marie Aubert , un teologo del secolo scorso, riconosce che ”il machismo della società cristiana tradizionale che continua su vasta scala nella società e nella Chiesa attuale, ha saputo trovare molti argomenti ideologici, comporre veri miti sulla debolezza e l’incapacità delle donne, per escluderle radicalmente dalle responsabilità pubbliche, profane e religiose. Alcuni di questi miti:La Bibbia contiene due racconti della creazione della persona umana, della prima coppia. Il racconto detto Javista è quello che riferisce della creazione della donna in un secondo momento temporale e dalla costola di Adamo. Questo è il racconto che più ci è stato trasmesso e che è parte fondante del nostro bagaglio religioso e culturale.Il messaggio che è contenuto in questo racconto è suggestivo e suggestionante, ed è riassumibile in questi punti:

– L’esistenza della donna viene concepita come ultimo atto di Dio, un atto quasi residuale per così dire

– la sua esistenza dipende solo ed esclusivamente dal fatto che Adamo si sentiva solo e aveva bisogno di una creatura sua simile.

Di un “aiuto” suo simile.- Inoltre la sua fisicità non sorge direttamente da Dio, ma deriva dal corpo dell’uomo.Ma esiste un altro racconto della creazione che non fa nessuna differenza tra l’uomo e la donna nell’atto creatore di Dio ed è contenuto anche esso nella Genesi: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”.Questo racconto, dove si coglie un messaggio egualitario fra i due generi dell’essere umano, è molto meno conosciuto.Un altro racconto che ha la massima diffusione nell’insegnamento, e che perciò esercita una influenza fondamentale, è quello della tentazione di Adamo ed Eva e la storia del frutto proibito.Anche questo ha assunto nella tradizione cristiana un’importanza notevole.
Esso fa ricadere soprattutto sulla donna, per non dire unicamente su di essa, la responsabilità del peccato originale, e poi con una illogicità sbalorditiva, fa le altre donne solidali con la prima e questo fino alla fine dei tempi, at-tribuendo al sesso femminile nel suo insieme una debolezza radicale, quella della prima donna. (partorirai con dolore…ricordate?  raccontato come una espiazione  della disobbedienza)Un altro elemento che ha avuto una sua radicale e fondante valenza nella elaborazione della concezione cattolica della donna è la posizione che San Paolo assume nella lettera agli Efesini, che ha determinato nella società cristiana la concezione della gerarchia familiare basata sul primato maschile. E’ un testo che ha esercitato una influenza enorme e che ha dato origine a una specie di dogma della subordinazione incondizionata della donna all’uomo. La teoria sulla donna elaborata da San Tommaso d’Aquino e la sua concezione della imperfezione, inferiorità e debolezza della donna e del-la sua NATURALE segregazione nel privato. si pone poi come elemento fondamentale di tutta la costruzione della dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica.Il Cattolicesimo, a partire da questi caposaldi, ha sviluppato una ideologia sessista relegando le donne ad una funzione subalterna al maschio. Così facendo ha replicato all’interno della sua Istituzione e ha diffuso all’esterno nella società civile quell’ordine di  valori che Gesù era venuto a combattere. E questa  posizione  è stata mantenuta dalla Chiesa cattolica  almeno fino al pontificato di Giovanni Paolo II,  che, sia pure con molta cautela, nella Mulieris Dignitatem del 1988 e  nella lettera alle donne del 1995, introduce un nuovo sentimento e riconoscimento nei confronti delle donne.
Se infatti consideriamo i documenti ufficiali del cattolicesimo dalla fine dell’ottocento ci troviamo di fronte ad una difesa delle posizioni tradizionali che, a volte in toni francamente di una violenza inaudita, proclamano la subalternità della donna. I primi anni del 1900 erano stati contraddistinti da un forte movimento emancipazionista, che determinò nel mondo femminile una crescita di indipendenza economica e una grande maturazione nella coscienza dei propri diritti.
Ma, negli anni trenta, nell’Italia ormai saldamente controllata e organizzata dal Potere Fascista, si stipula, l’11 febbraio 1929 il CONCORDATO tra la Santa sede e l’Italia.Esso rappresenta il documento inequivocabile dell’adesione e dell’appoggio pratico ed ideologico che la Chiesa Cattolica diede, in quel periodo, alla politica della Famiglia attuata dallo Stato.
Lo Stato, dal canto suo, si rendeva GARANTE del perpetuarsi della tradizione cattolica per quel che riguardava i rapporti fra uomo e donna, geni-tori e figli, famiglia e società:Gerarchie religiose e Gerarchie Fasciste si impegnavano così a regolamentare e controllare il Privato delle famiglie Italiane. LA CHIESA CATTOLICA mette a disposizione del regime canali di predicazione, propaganda e controllo sulle masse, collaudati da una esperienza ormai antica. La religione ha un peso rilevante nel processo educativo dei bambini. E la religione cattolica è, senza dubbio, religione di segno maschile, ricca di simboli e tabù che riservano alla donna un ruolo secondario. Tutto ciò, assorbito dal bambino attraverso una simbologia e un rituale anche dotati di fascino, lascia profondi segni e fornisce l’immagine di una realtà tutta maschile, e di superiorità maschile , attraverso la proiezione nel divino e nel soprannaturale.Di contro la morale sessuale cattolica fa della sessualità femminile un qual-cosa di esplicabile solo all’interno del matrimonio, condizionando così l’educazione delle bambine all’interno della famiglia. In perfetto accordo con la visione cattolica della donna lo Stato adottò nella educazione delle donne, principi particolari nella convinzione di non dover educare un individuo autonomo, ma di dover formare un essere in funzione esclusivamente di un futuro gruppo familiare, cioè esclusivamente in funzione del ruolo di moglie e di madre.Il fascismo ha ben chiara la necessità di una “CHIESA FORTE” che usi del proprio prestigio a tutto vantaggio della politica statale. E la politica decisa dal fascismo era quella della restaurazione della diseguaglianza e della divisione gerarchica nella famiglia, come necessario luogo di apprendimento della diseguaglianza e della gerarchia nella società, 

Faccio solo un esempio: la lettera enciclica  CASTI CONNUBII di papa  PIO XI  nel 1931 ribadisce la posizione cattolica di netta intransigenza nei confronti di qualsiasi tentativo di “emancipazione” femminile, che il Pontefice condanna con parole di fuoco, sia sotto il profilo della emancipazione morale ed intellettuale, che sotto il profilo della emancipazione economica e patrimoniale dalla autorità maritale.Solo un brano, per esemplificare con chiarezza:“Questi stessi maestri di errori che offuscano il candore della fede e della castità coniugale, facilmente scalzano altresì la fedele ed onesta soggezione della moglie al marito. E anche più audacemente molti di essi affermano con leggerezza essere quella una indegna servitù di un coniuge ad un altro, e i diritti tra i coniugi esser tutti uguali.”Come è evidente, si va ben oltre l’affermazione di principi religiosi, si sconfina nel campo dei rapporti civili, si sostiene una posizione che col-pisce direttamente la sfera della capacità giuridica delle donne.
Nel periodo immediatamente precedente la seconda guerra mondiale,  in occasione della campagna di incremento demografico, si esplicita ampia-mente la sinergia Chiesa Cattolica-Regime fascista. E’ necessario restaurare la completa sudditanza della donna in casa e nella società (e questo afferma Loffredo nel suo libro la politica della famiglia del 1938).Bisogna richiamare la donna dal lavoro extradomestico all’esclusivo lavoro domestico, in vista soprattutto delle numerose maternità che il regime le ri-chiede.Quindi, restaurazione dell’Istituto familiare, e conseguente rigida separazione di condizioni e di funzioni fra i sessi.Per arrivare a questo risultato, è ben chiaro ai detentori del potere che bi-sogna rafforzare il sentimento religioso, così presente nella psicologia femminile.A questa progettazione del controllo statale sulla vita privata è FUNZIONALE la pratica della confessione.Attraverso i colloqui nei confessionali delle chiese italiane, generazioni di donne hanno modellato il loro comportamento secondo le aspettative che Chiesa e Stato nutrivano nei loro confronti .L’apporto ideologico della Chiesa Istituzione e dei suoi canali di trasmissione del consenso quindi ha rafforzato sia la Famiglia-Istituzione, sia la famiglia “interiorizzata” in ciascuna donna. Secondo me ancora oggi ne risentiamo: Chi di noi non vive con un vago senso di colpa il tempo che sottraiamo alle cure familiari!
E’ illuminante ripercorrere l’aspetto del fascismo relativo alla condizione femminile, perché nello svolgersi temporale dei provvedimenti legislativi, si legge chiaramente la scelta politica di base, che era quella di ridelimitare in maniera rigorosa lo spazio femminile all’interno della famiglia. Alcuni sostengono che “Mussolini è stato l’unico uomo di governo che ha fatto qualcosa per le donne”. In realtà dopo una apertura iniziale il regime aveva subito messo il bavaglio alla più importante rivendicazione di quegli anni: IL VOTO ALLE DONNE che arriverà in porto solo alla fine della seconda guerra mondiale. Era poi intervenuto via via con provvedimenti che sembrano addirittura inverosimili. Per esempio: il divieto per le donne di insegnare lettere classiche storia e filosofia nelle classi superiori; il raddoppio delle tasse scolastiche per le studentesse; scoraggiamento del lavoro femminile (a partire dal ’27 i salari femminili furono dimezzati per decreto). Propaganda di regime: si ripeteva fino alla nausea che le donne dovevano essere prima di tutto spose e madri, anzi “FATTRICI” anzi “Macchine da riproduzione”. Nel 1938 venne istituito il premio per la madre più prolifica. Vinse una donna napoletana che aveva generato 18 figli. Le donne venivano chiamate sul palco col numero dei loro figli ,non con il loro nome e cognome.“La donna è del marito, ed è quel che è in quanto è di lui” amava ripetere il massimo ideologo del regime, il filosofo Giovanni Gentile.
In questo clima religioso-politico vengono concepiti il codice penale del ’31(il codice Rocco), e il codice civile del ’42. 

Il Codice civile del 1942, adottò il concetto dell’indissolubilità del matrimonio. Disciplinò il matrimonio e i rapporti coniugali secondo uno schema del tut-to estraneo al principio egualitario, disponendo una lunga serie di prerogative maritali, come – la posizione di capo della famiglia,- l’obbligo della moglie di seguirlo ovunque credesse opportuno fissare la propria residenza, – l’acquisto coatto del cognome del marito, – lo jus corrigendi, – il potere di vigilare sulla corrispondenza della moglie e sulle sue relazioni sociali, – il potere di vietarle l’esercizio di attività extradomestiche e di professare opinioni politiche e religiose non gradite.
Il codice civile del 1942 è estremamente indicativo della diretta influenza operata dalla ideologia cattolica  , sulle previsioni di legge che direttamente  interessavano la donna. Esso riflette, quasi come in uno specchio, le caratteristiche che questa ideologia aveva delineato riguardo alla donna: debolezza, incapacità, inaffidabilità. E sancisce per legge  il ruolo subordinato della donna. Queste disposizioni hanno regolamentato e disciplinato la vita reale delle donne fino al 1975.Hanno costituito l’impalcatura normativa attraverso la quale  l’imma-gine della donna, la sua vita sociale, le sue stesse energie fisiche e psichiche , sono state piegate ad un ruolo  predefinito dalla componente maschile della società,  ponendo in essere un vulnus giuridico e sociale della identità delle donne che ancora oggi non riusciamo a correggere e a riportare ad equità. Ma lo Stato italiano non si accontentò di incidere sulla identità giuri-dica delle donne, fece di più:Produsse e inserì nel codice penale almeno due norme che  erano una vera ISTIGAZIONE A DELINQUERE DI STAMPO LEGISLATIVO :

L’articolo 587 . che prevedeva una pena attenuata per chi uccideva coniuge figlia o sorella determinato dalla causa di ONORE e l’articolo 544 che introduceva una causa speciale di estinzione di reati gravissimi , stabilendo che non era punibile chi aveva perpetrato violenza carnale, sequestro di persona anche minorenne a fine sessuale , corruzione di minorenne SE L’AUTORE DEL REATO CONTRAEVA MATRIMONIO CON LA PERSONA OFFESA. ed estendeva la non punibilità anche a coloro che avevano concorso nel reato.Ci vorrà il coraggio di una diciassettenne di Alcamo, Franca Viola,  a segnalare al mondo la barbarie di questa previsione !!!Ebbene , queste due disposizioni del codice penale vengono abrogate solo nel 1981! Dunque appena 36 anni fa!

Come dice Papa Francesco ” la verità è la compagna ineludibile della giustizia”.  Se si ha amore per la verità dobbiamo dire chiaramente  che  la posizione della Chiesa riguardo alla donna, non solo ha costruito una immagine dell’universo femminile che si discosta da quella presente nell’insegna-mento di Gesù di Nazaret, ma è stata anche perfettamente funzionale all’interesse dello Stato di mantenere la ”sordina” sulla condizione giuri-dica della donna. Tutte le proclamazioni solenni dei Pontefici e degli organismi di vertice del-la Chiesa cattolica  hanno fornito un formidabile fondamento ideologico al-la discriminazione nei confronti delle donne , e sono state  uno  strumento molto efficace per  delegare a loro soltanto tutte quelle funzioni che erano utili, necessarie anzi indispensabili per la sopravvivenza della società così come organizzata.Una delega che però non è riconosciuta chiaramente in nessuna parte del nostro ordinamento, e che ha sostanzialmente assorbito  le energie femminili in maniera quasi totalizzante e del tutto gratuita.Vogliamo chiamarlo “SFRUTTAMENTO”? C’è una tendenza parassitaria dello Stato nei confronti delle donne, che nel concreto ancora oggi  crea una situazione di disparità. E quel che è più grave, anche lo Stato contemporaneo NON MOSTRA DI VOLERLA ABBANDONARE.

Ma di questo abbiamo già parlato.

Avv. Concetta Giallombardo——————Palermo 26 ottobre 2017

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